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Il crollo del lavoro in periferia. La Rinascita ostacolata.

La rinascita ostacolata, numero 1

    Da giorni circola una notizia diffusa da diverse testate di informazione, che focalizza il dato dell’esclusione sociale e del crollo del lavoro e dell’occupazione del nostro territorio. Se prendiamo l’area Torre-Angela-Torbellamonaca e dintorni nel mese di Novembre 2020 le domande accolte sono state oltre 26 mila  (per la cassa integrazione, o per assegni di disoccupazione, per il reddito di emergenza e di cittadinanza) un numero enorme di richieste di aiuto per una popolazione in età lavorativa di 80 mila abitanti. Un indicatore, che non tiene conto delle domande respinte e di coloro che sono costretti al lavoro nero. Possiamo dire tranquillamente, che quasi la metà della popolazione è in drammatica difficoltà, subisce e vive in una condizione sociale senza precedenti per la storia post bellica della città.

Se allarghiamo il ragionamento a livello nazionale dove si prevedono 1 milione di posti di lavoro a rischio nei prossimi mesi, si calcola che la Naspi, l’assegno di disoccupazione per la durata di 12 mesi costerà allo stato circa 12 miliardi l’anno. Nel merito, non ci sembra che l’attuale governo è attivo e alla ricerca di strumenti per ridurre il danno con contratti di solidarietà, come fa il sindacato in Germania, per non licenziare nessuno attraverso lo strumento della  riduzione dell’orario di lavoro. Oppure, investendo denaro pubblico per far vivere il lavoro e non sussidiare l’abbandono del luogo di impiego,  trasformando contemporaneamente il reddito di cittadinanza, in reddito di lavoro sociale attivo!

Di fronte a questa drammatica realtà cosa fanno le istituzioni e le forze politiche? Come reagiscono gli imprenditori, le forze sociali e sindacali? Non dovrebbero mettere il tema della lotta alla disoccupazione e dell’esclusione sociale, come il primo punto di ogni programma per governare Roma e la periferia! Se non si affronta il tema dei temi, la situazione a Roma Est potrebbe diventare esplosiva.

La rinascita ostacolata numero 2

    Altro ostacolo da superate è quello della filosofia che c’è dietro I fondi europei, e domandiamo al mandarino Draghi: quali scelte farà e chi saranno i beneficiari delle sue politiche di governo? Che cosa intende per debito buono, il debito della Roma bene o delle sue sterminate periferie! Al di là della retorica che impera da anni, dobbiamo affrontare il nostro dopoguerra, come generazione consapevole, che interi settori sociali di rilevanza economica non possono essere lasciati al mercato, al lavoro nero, allo sfruttamento diffuso, a salari di miseria, a contratti precari, a paghe da fame, a gare per opere pubbliche con il 50 percento di ribasso d’asta. Tutte queste dinamiche di sfruttamento e malgoverno decennale hanno accompagnato e accentuato gli effetti della attuale crisi. Inoltre, per 20 anni cosa c’è stato detto: i soldi non ci sono. Non neghiamo la realtà del debito pubblico, ma oggi con i nuovi fondi Europei diventa decisivo capire, quale scelte farà il governo, quali soggetti intenderà aiutare nei prossimi mesi. 

La Rinascita ostacolata numero 3

     Un’ulteriore barriera ideologica va superata, ci riferiamo alla catena delle esternalizzazioni di lavori, servizi e appalti, mentre è necessario un intervento pubblico certo e pianificato sull’abbandono delle Strade, dei rifiuti, sui servizi di trasporto, pubblico e sul servizio sanitario nazionale, sulla medicina territoriale, l’assistenza, oppure velocizzare sull’ambiente risorse e procedure per la riconversione ecologica degli edifici. Stiamo parlando di  settori che richiedono risorse, mezzi e uomini e donne da impiegare e impiegabili a breve termine. Dobbiamo ripartire da queste priorità, dalla domanda interna, mentre i mercati mondiali sono fermi e ci vorranno anni prima della loro piena ripresa!

     Noi non diamo per scontato nulla, ma vediamo che anche nell’era digitale, i bisogni umani non si semplificano e si riducono con l’affermazione della società dell’intelligenza artificiale, ma crescono ulteriormente e dove c’è intensità di bisogni, c’è densità di lavoro umano negato. C’è una potente richiesta di società, comunità, politica; altro che governo dell’algoritmo per uscire dalla crisi! Serve una economia al servizio della persona, viceversa escludere intere generazioni giovani e over 40 dal mondo del lavoro, priva la società e il territorio di entusiasmo, energie, voglia di vivere. Cari governanti di ogni ordine e grado, oggi nel contesto descritto la periferia rischia concretamente di prendere fuoco, ma come sapete ogni incendio se non domato si estende e si propaga dappertutto. Quale strade intendete percorrere? Se ci escluderete da risorse e opportunità non staremo silenti e la periferia non abbasserà la testa: Di questo ne potete essere certi!

Roberto Catracchia

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