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#PCI100: la speranza divampi

PCI 100 . 1921-2021

Dobbiamo riattizzare il fuoco e non custodire le ceneri.

Il 21 gennaio 2021 ricorre il centenario dalla nascita del PCI, un anniversario che avviene in un mondo non solo cambiato ma completamente stravolto dalle vicende storico politiche del ‘900. Tuttavia, proprio per questa ragione, non possiamo aspettare l’onda perfetta per riprendere un lavoro di ricomposizione di quello che il neo-capitalismo a diviso. Nel 21° secolo è evidente che l’attuale egemonia del capitale non è un semplice ritorno al passato. La nuova classe dominante ha impiantato e imposto una sofisticata costruzione iper-ideologica che cancella la discriminante tra capitale e lavoro e tra sapere democratico e conoscenza scientifico tecnologica.

Una operazione tesa per sopprimere la sua antitesi: vale a dire che i lavoratori e le lavoratrici, figli della rivoluzione digitale, non devono organizzarsi come soggetto libero e autonomo. Il neo-liberismo ha colpito il lavoro non solo come manodopera e merce ma innanzitutto come libertà, autonomia e potere di intervento e controllo.

Per i padroni del nuovo sapere tecnologico l’oggetto del comando non è più solo il lavoro tradizionale, ma le sue direttive premono per sfruttare l’energia fisica e mentale del lavoratore, o meglio le capacità tecniche e scientifiche dell’operatore cognitivo, verso il quale, il liberismo, attua un’appropriazione indebita dell’intelligenza produttiva del lavoratore. In questo modo si trasforma il mondo e si afferma un nuovo rapporto dominante tra capitale-denaro-scienza. La stessa sorte si afferma e si impone per l’utente dei social: anche egli è un lavoratore, ma lo è inconsapevolmente. Con i suoi clic produce dati e profitti per il regno digitale: parliamo delle famose briciole dei comportamentali digitali, così chiamate dai tecnici del web, i cookies. Attraverso questi dati da vendere sul mercato, dei comportamenti e delle previsioni umane, si programmano prodotti e merci indirizzare al mercato futuro. Siamo di fronte ad un potere globalizzante rappresentato dal capitalismo finanziario e dai sacerdoti del sapere digitale e solo alcune persone sanno come funziona l’algoritmo delle previsioni. Parliamo, di un potere predittivo che determina un controllo e un condizionamento delle masse, che non ha precedenti nella storia dell’umanità.

Il cambio della ragione sociale del potere globale ci mette di fronte ad una discontinuità senza precedenti nella formazione economica sociale e politica della società moderna. Per noi allora diventa fondamentale capire che dove c’è il bastone di comando, c’è il nostro terreno di lotta. La filosofia di fondo del capitalismo della nostra epoca è quello di considerare l’individuo o il gruppo solo come oggetto da tracciare continuamente.

Siamo arrivati alla metamorfosi dell’era digitale? Siamo posseduti o possediamo il digitale? Ricordo che la storia delle connessioni a distanza inizia negli anni ’60. Nelle isole Galapagos una tartaruga gigante ingoia sotto la spinta di uno scienziato un micro macchinario e attraverso l’uso della telemetria si realizza un sistema di controllo e sorveglianza a distanza dell’animale allo scopo della sua preservazione contro la sua possibile estinzione. Da allora, diventa una priorità il controllo 24 0re no stop dei comportamenti di alcune specie viventi.

Oggi tale metodo è applicato su tutti gli esseri viventi compreso l’essere umano. Ora gli animali da controllare siamo noi. Con il tempo gli scienziati, con l’avanzare delle ricerche e degli esperimenti si rendono conto, che non basta occuparsi del percorso e controllo dell’animale, alcune elettro stimolazioni possono modificare il comportamento della tartaruga e non solo, e dopo 40 anni la trasmissione a distanza di dati informatici fa un salto di qualità. Adesso, si ha la possibilità di usare un ricevitore in remoto che consente di esplorare parti del corpo senza che il soggetto non sia nemmeno consapevole del processo di misurazione. In questo contesto, il capitalismo digitale rivendica l’uso della esperienza umana come materia prima di cui liberamente impossessarsi e ignora ogni considerazione dei diritti, degli interessi, della consapevolezza e della comprensione degli individui. Il regno web, espropria i dati comportamentali e nè acquisisce la proprietà e così si aprono nuovi conflitti di conoscenza, autorità, potere. Siamo ad una moderna e inedita forma del classico rapporto tra sfruttati e sfruttatori.
Un processo sociale-economico-culturale contraddittorio e non lineare e chi ci accusa di negare e non capire il mutamento del lavoro e della vita sociale, rispondiamo con estrema semplicità: «Ci andiamo noi al lavorare in quei posti, con quelle sotto scale di denari e diritti e lo conosciamo bene lo sfruttamento» e come recita una nobile canzone di lotta:

se otto ore vi sembran poche
provate voi a lavorar e proverete la differenza
tra il lavorar e il comandar

In sintesi, se le nuove “leggi del dominio” sono quelle fin ora descritte, dobbiamo ribadire che ogni periodo storico ha le sue leggi fondamentali e quello che importa e trovare le leggi dei fenomeni che stiamo indagando. In primis: le leggi del mutamento, del loro sviluppo e del trapasso da una forma ad un’altra di un organismo vivente in continuo sviluppo, di una realtà corposa, fatta di rapporti di produzione, ma anche di uomini in carne e ossa, sta alla nuova classe lavoratrice del nostro secolo non guardare solo lo scheletro, ma rivestire di sangue e carne tutto il suo corpo, tutte le sue debolezze e trasformare questi elementi nei nostri punti di forza.
Il ricordo del PCI, 30 anni dopo dal suo scioglimento, ci riporta ad una modernità ubriacante e per questa ragione faccio notare a tutti coloro che si definiscono di sinistra (radical o riformisti) quanto segue:
riforme e rivoluzione non sono ponti separati e se neghi questo rapporto diventi il portaborse del capitale e “ti becchi una sberla sul muso”. La quaterna sconfitta che va dalla Bolognina-1989 alla Firenze Renziana del 2021. Secondo: non esiste una rivoluzione con annesso modello prestampato buono per tutte le stagioni, ogni fase storica ha le sue specifiche caratteristiche.

Allora, diviene urgente e drammatico stipulare un patto per il lavoro, un piano d’azione e di idee da rinnovare in quanto, se pensiamo al lavoro senza la persona il lavoro diventa disumano, se pensiamo alla persona senza il lavoro diciamo qualcosa di parziale e incompleto, la persona si realizza in pienezza quando diventa lavoratore e lavoratrice. L’individuo fiorisce quando ha una vita sociale e il lavoro è la forma più comune di cooperazione che l’umanità abbia generato nella storia. Mentre rimane una società miope: quella che costringe i vecchi a lavorare a lungo e obbliga i giovani a non lavorare. 

 

Roberto Catracchia (*)

(*) Liberamente tratto da
AMORE, ATTIVO E RABBIA OPERANTE.
Diario viaggio di Roberto Catracchia
Pubblicazione del testo prevista per la prossima primavera.

3 Comments

  1. Milena Di Giacomo Milena Di Giacomo Gennaio 20, 2021

    Grazie Roberto Catracchia

  2. Milena Di Giacomo Milena Di Giacomo Gennaio 20, 2021

    È un nostro diritto come è soprattutto il lavoro

  3. Roberto Catracchia Roberto Catracchia Post author | Febbraio 27, 2021

    ci scusiamo di rispondere in ritardo…un diritto da riconquistare…la sentenza della corte costituzionale sta smantellando il job act e ripropone la necessita dell’art 18 …servono nuove idee e nuove lotte di dignità!

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