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La delegata alle periferie e gli amanti traditi

La periferia è stata una amante tradita per anni. Di questo dobbiamo parlare, non delle polemiche tra istituzioni e realtà locali, dei deliri di onnipotenza di singole individualità in contrapposizione fra loro.

In queste ultime settimane è esplosa una feroce polemica intorno alla delegata alle periferie voluta dalla sindaca Raggi: le visite di Federica Angeli nel nostro territorio sono state oggetto di aspre discussioni e attacchi da parte di alcuni esponenti politici locali.

Nel valutare i fatti e le prese di posizioni ci sembra che il confronto non sia partito bene, col piede giusto, e anzi, non vorremmo che, data la situazione iniziale di incrinatura, a farne le spese siano la periferia e i suoi abitanti. La figura della giornalista, è bene ricordare, è quella di una persona sotto scorta, che ha rischiato la pelle per denunciare criminalità e organizzazioni mafiose nella capitale e per queste ragioni merita prima di tutto rispetto. Non pare abbia tradito nessuno o qualcosa per le sue competenze.

Il nostro giornale, «La Rinascita delle Torri», vorrebbe anzitutto aprire confronto con lei riguardo le deleghe che le sono state assegnate. Approfittiamo, anzi, del momento di attenzione sulla periferia per rimarcare un errore grossolano, dal nostro punto di vista, che si ripete da anni contro la Roma della cintura urbana, cioè quello di ridurre i temi e le questioni delle periferie al solo problema dell’ordine pubblico.
Lo riteniamo un approccio sbagliato e riduttivo. E anche la sindaca Raggi non ha fatto eccezione.
Così come, en passant, ma non meno importante, riteniamo sia significativo che la sindaca non abbia istituito questa delega cinque anni fa al momento del suo insediamento ma solo a pochi mesi dalle elezioni.

Quanto scritto non significa sottovalutare il tema: esiste una massiccia presenza di criminalità organizzata nel territorio e le sue ramificazioni locali tentano di costruire uno stato nello stato, come più volte asserito negli anni dalla stampa antimafia che si occupava del tema. Il “welfare criminale” che, in un certo qual modo,  tenta di sostituire quello degli enti locali. Quante risorse pubbliche e opportunità di riscatto sociale non arrivano più da anni in periferia? Un altro lato del prisma da illuminare, a nostro avviso, riguardo la questione dell’ordine pubblico.

Come non vedere che là dove ci sono stati tagli allo stato sociale e conseguente assenza delle istituzioni pubbliche, “soggetti altri” si intrufolano e occupano spazi e funzioni necessarie?

Detto ciò, non riteniamo la presenza di Federica Angeli una sorta di “affronto” verso alcuna parte politica, c’è da dire – semmai – che riteniamo la sua delega solo limitata e circoscritta al tema della sicurezza.
La periferia è stata una amante tradita per anni. Di questo dobbiamo parlare, non delle polemiche tra istituzioni e realtà locali, dei deliri di onnipotenza di singole individualità in contrapposizione fra loro.

L’assessorato alle periferie
Lo strumento che fu declamato come inutile dai cantori liberal del centrosinistra era l’assessorato alle periferie. Stiamo parlando di quasi vent’anni fa, ormai ere geologico-politiche alle nostre spalle. Togliendo un assessorato di coordinamento delle politiche riguardo le periferie si affidavano alle compensazioni urbanistiche dei privati le coperture finanziare per sopperire al deficit di opere e infrastrutture nel nostro municipio. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: il sesto municipio (già ottavo) da anni è privo di interventi adeguati alla sua crescita urbana e le risorse necessarie per governare il territorio si sono dimezzate nel tempo.

Negli anni abbiamo vissuto la nascita di nuovi quartieri sorti nell’immenso nulla ma riempiti di promesse.  Tutte disattese. Quei luoghi sono rimasti ultra abbandonati a sé mentre i vecchi quartieri, oltre alla cronica carenza storica di servizi e infrastrutture, subiscono il congestionamento prodotto dalle nuove realtà residenziali che mancano di adeguati interventi di pianificazione urbana.

Una delega alle periferie dovrebbe occuparsi di questo, così come le realtà del territorio dovrebbero farsi promotrici di questioni che pure abbiamo illustrato, pur nel piccolo di un articolo. Per quanto accennato, non si perda questa occasione, non si escluda per miopia e provincialismo, la voce e il coinvolgimento delle periferie come ad esempio dai nuovi finanziamenti post-covid provenienti dall’UE: quelle risorse e opportunità lasceranno di nuovo a bocca asciutta i bisogni sociali della Roma che confina con il GRA?

Roberto Catracchia

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