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La rivolta delle periferie: il confinamento selettivo della destra a Madrid

Tutti i giorni leggiamo dell’aumento dei casi di coronavirus nel mondo. La Spagna è tra i paesi europei maggiormente colpiti dalla pandemia e domenica scorsa nei quartieri popolari e operai della capitale iberica si è verificata una massiccia giornata di proteste da parte della cittadinanza locale. La rabbia è andata dirigendosi verso il presidente regionale appartenente al Partito Popolare e nei confronti dell’estrema destra. Migliaia di persone protestavano per i provvedimenti di confinamento e quarantena selettiva in città che ha riguardato solo in modo discriminatorio le periferie: i quartieri bene non devono essere infettati dai quartieri, cosiddetti, dormitorio.
Un fattore di classe che attraversa il Mediterraneo: non sono nuove le sparate di questo genere anche in Italia, Ernesto Galli della Loggia scrisse, dalle colonne del «Corriere della Sera», che i giovani delle periferie prendevano di mira il centro città per infettarlo a causa dell’invidia sociale che ribolliva nel sangue e nell’indole delle classi meno abbienti.
La Madrid dei ricchi e dei quartieri bene, non deve essere infettata, così pare che sia la questione in Spagna. Le stesse dinamiche, lo notiamo da mesi, vigono in Italia e in Europa: l’atteggiamento delle destre al governo delle regioni è sempre lo stesso.
Dapprima si nega il fenomeno del contagio e in secondo luogo si boicottano le decisioni dei governi centrali. Terzo passo: annichilire la sanità pubblica nazionale e favorire quella privata. Quarto: continuare a licenziare personale sanitario, così come il caso della Spagna, durante la pandemia. È un circolo vizioso che sembra non arrestarsi mai.

Quasi un terzo delle nuove infezioni quotidiane in tutto lo Stato è concentrato a Madrid: «giovedì 17 [2020] c’è stato un incremento di 1.300 casi rispetto al giorno precedente», racconta il quotidiano iberico «Publico».
Secondo la presidente della regionalità di Madrid, Ayuso (Partito popolare), la diffusione del virus è causata dallo stile di vita degli immigrati e dalle continue “immigrazioni interne” che la città vive: essendo un polo attrattivo anche per la provincia, lavoratrici e lavoratori spesso si spostano dalle loro case per raggiungere la città. «Le infezioni si sviluppano soprattutto nei distretti meridionali della città – ha dichiarato la settimana scorsa all’Assemblea di Madrid – Si verificano i contagi a causa dello stile di vita e dell’immigrazione che c’è a Madrid e a causa della densità di popolazione in quei distretti». Come a dire: immigrati e proletari portano con sé il virus portandolo al centro della città.

La situazione è tutt’altra: non è la presunta razza ad essere il vettore naturale del virus ma i tagli apportati alla sanità che non riescono a far sì che il servizio sanitario nazionale pubblico possa reggere l’onda d’urto dei richiedenti assistenza sanitaria. Flor Espejo, infermiera intervistata dal programma giornalistico ‘Al Rojo Vivo’ di La Sexta, risponde magistralmente ad Ayuso: «Chi soffre sono le classi popolari, loro che stanno in fila per le cure a cui non possiamo dare assistenza come dovremmo» dato che anche in Spagna si è tagliato – per anni – sulla sanità pubblica, e ha aggiunto: «Ayuso non ha idea di cosa stiamo soffrendo e di come ci stanno maltrattando: chi paga il conto è sempre la classe operaia. Chi lavora in questa fase? La classe operaia. Chi si sposta per andare a lavoro? La classe operaia. Chi non può accedere al tele lavoro? La classe operaia. Chi vive in 48 metri quadri in 4, 5 o 7 persone? La classe operaia». Nuovamente: non è una questione di immigrazione ma di classe sociale.

La regionalizzazione della sanità e la gestione conseguente ha determinato una discrezionalità locale che, di fatto, impedisce interventi uguali e coordinati per tutto il territorio nazionale in Spagna, così come in Italia. Un costume politico che ricorda moltissimo quello di alcuni presidenti regionali lombardi, ad esempio Fontana, o come il protagonismo parolaio di alcuni presidenti in quota PD come Zingaretti.
La pandemia da coronavirus ha dimostrato a chiunque come i tagli a scuola e sanità sono pagati da tutti e maggiormente dalle classi popolari che non possono permettersi la sanità privata e le prestazioni “intra moenia” per “scavalcare” l’attesa di chi deve curarsi.

Roberto Cattracchia

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