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Torre spaccata: 11.000 firme per salvare il verde dalla speculazione

«Possiamo finalmente comunicare che sono state raccolte 11.000 firme per chiedere che il Pratone di Torre Spaccata diventi tutto parco! Più del doppio di quelle necessarie a far sì che l’Assemblea Capitolina discuta la delibera», ad annunciarlo è stato il Comitato Pratone di Torre Spaccata – per il Parco delle Ville Romane in un comunicato apparso sui profili social dell’organizzazione.

Le firme sono state depositate al comune dagli attivisti del Comitato e del Centro d’iniziativa popolare Alessandrino (Cip) e ora si aspetta la conta ufficiale e la calendarizzazione in Assemblea Capitolina per la discussione a riguardo.

La mobilitazione dei mesi scorsi è culminata con l’evento del 10 febbraio in cui si è tenuto un concerto presso il Cip a cui hanno preso parte, tra gli altri, nomi noti del circuito musicale nazionale e indipendente come Giovanni Truppi e Giancane.

Il problema della democrazia riguardo le delibere di iniziativa popolare: due precedenti illustri
Quando gruppi di cittadini, associazioni, comitati ma anche partiti politici si mobilitano per avviare il processo democratico che culmina con la presentazione di proposte di legge di iniziativa popolare alle istituzioni, queste non rispondono sempre positivamente (siano esse locali o nazionali, come le due Camere).

Già nel 2014 il quotidiano ‘il manifesto’ mostrava come i tempi di calendarizzazione e discussione delle proposte di iniziativa popolare da parte delle istituzioni democratiche fossero elefantiaci. Lo Statuto di Roma Capitale impone la calendarizzazione entro 6 mesi dalla presentazione, tuttavia la proposta di legge dell’Associazione Luca Coscioni che riguardava l’istituzione di un registro dei testamenti biologici (consegnate nel 2009 8.265 firme) rimase inascoltata fino al ricorso dell’allora consigliere Magi [2014] al Prefetto, riportando la violazione da parte dei Presidenti d’Aula.

Nel 2008 ‘Radio Radicale’ intervistò l’allora capogruppo del fu Partito dei comunisti italiani Fabio Nobile a riguardo: «Disattendere lo Statuto è un atto politicamente grave. Molte delibere hanno importanza generale e il consiglio deve avere un tempo certo di discussione […] Si avvii il percorso di calendarizzazione per avviare la discussione almeno su quella riguardo le unioni civili [che in quel momento teneva il banco della discussione politica di Roma]».
Già allora si chiedevano tempi certi di calendarizzazione e discussione. Sono passati 15 anni e ci auguriamo che la situazione possa essere cambiata. Ma è solo una speranza e non una certezza.

Marco Piccinelli

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