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“Anima e cuore del popolo” delle banche

Lo slogan preferito della destra locale, che ama tendere il braccio per coprirsi dal sole, suona più o meno così: “Anima e cuore del popolo”. Dalle iniziative contro i campi rom (per cui la strutturazione dei campi e tutto il conseguente partì dal duo Maroni/Alemanno noti esponenti della sinistra extra-parlamentare) a quelle contro l’immigrazione, lo slogan era diventato anche un hashtag, un motto da stampare sulle magliette mentre si reggevano striscioni con fasci e croci cristiane.

Perdonali, perché non sanno, evidentemente, quello che fanno.

Tutt’ad un tratto, però, lo slogan è cambiato, le parole sono le stesse, con un piccolo complemento di specificazione in più: delle banche. Anima e cuore del popolo, delle banche. La cronaca politica nazionale ci sta mostrando, nei fatti, proprio questo: il capitalismo transanzionale ha scelto chi assumere per impiegare la mole di fondi europei in arrivo e come gestirli. Il governo Draghi è l’equivalente dell’esecutivo Monti con l’aggravante della pandemia da Covid 19 in atto, con buona pace dei cosiddetti “sovranisti” italiani in salsa leghista, prima secessionisti/autonomisti, poi settentrionalisti, poi chissà cosa manderà la Provvidenza.

Salvini prima
Salvini dopo

Secondo il nuovo idolo degli esponenti rappresentanti la destra locale, cioè Matteo Salvini, Draghi era colui che aveva svenduto l’Italia alla finanza tedesca ma è vero l’opposto: Draghi ha coinvolto la Bundesbank obtorto collo nella protezione del capitalismo italiano sul mercato finanziario internazionale. Ciò che industriali e banchieri tricolori hanno capito benissimo, a differenza di tanti imbecilli che continuano a ripetere il mantra dell’Europa da cambiare perché “filo tedesca” e “anti-italiana”. I padroni italiani sanno benissimo che l’unica patria che posseggono è quella derivata dai soldi, dal capitale, prova ne è il fatto che “l’industria italiana” come piace dire ai sovranisti-un-tanto-al-chilo nei fatti non esiste più già da molto tempo.

La veemenza parolaia dello scarpone tricolore che distribuisce italica attenzione e preoccupazione ai cittadini (italiani, per la miseria!) di uno dei municipi più difficili della Capitale si infrange nei fatti con la pragmaticità di quelli che un tempo furono accerchiatori anti italiani e che ora sono uomini virili in grado «di fronteggiare la signora Merkel a testa alta in Germania e in Europa».
La recisione della consequenzialità tra il pensiero e l’azione passa attraverso un tweet e un “sì” al nuovo Governo così da riportare l’Italia nel baratro del 2009 (Brunetta, Carfagna e Gelmini ministri), con l’incubo tecnico per cui tutti gioiscono causa manifesta inettitudine e asservimento al pensiero unico del mercato e delle borse.
I nostri (si fa per dire) tentennano alle richieste dell’elettorato: «Oh, ma mica appoggerete Draghi», «La situazione è in bilico, stiamo a vedere». Il gelato della destra locale, la grande vaschetta di variegato al cioccolato sta per vaporizzarsi: la situazione è evanescente, il governo ha giurato e la Lega ne è parte integrante.

Perché una, forse l’ultima, cosa va detta: da qui in poi cadono tutte le maschere: non c’è sovranismo, non c’è “economia italiana” da salvare, c’è solo un evidente piegamento alle volontà del mercato, delle banche.

Perché loro sono proprio l’anima e il cuore del popolo, delle banche. E degli interessi connessi al mercato.

Foto a corredo dell’articolo: Licopodium clavatum, pianta denominata anche “erba strega” utile per combattere dermatiti, arrossamenti della pelle e per depurare il fegato.

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