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Allarmisti o negazionisti? Il Covid tra comunicazione e paura

Per non regalare ancora spazi e consensi ai negazionisti.


Prima di tutto è bene fare una premessa: bisogna indossare la mascherina, utilizzare tutti i protocolli e seguire scrupolosamente i Dpcm.
Una doverosa premessa che esclude da questo articolo, immediatamente, tutta quella categoria di persone che ritengono in Italia sia in atto in Italia una vera “dittatura sanitaria”.
Troppo spesso in questo paese, abituato dagli anni ’90 a scegliere da quale parte della curva di tifoserie stare, non esistono più quelle bellissime sfumature che in una democrazia compiuta darebbero una spinta al dibattuto culturale del paese. E ci troviamo nel bel mezzo di un dibattito, televisivo, sanitario e politico, tra gli urlatori no mask e gli psicopatici dell’allarme rosso. In aggiunta a questo, manco a dirlo, i mezzi di comunicazione affondano a piene mani nella tragedia, mettendo il microfono sotto al naso prima ad uno poi ad altro scienziato, che non sempre stiano facendo una bella figura.
Eppure i dati sono lì, sotto gli occhi di tutti, ed ognuno li utilizza come sempre per spostare la ragione dalla sua parte. Al momento della stesura di questo articolo, infatti, ci troviamo nella condizione di evidenziare circa 10.000 contagi, che pochi non sono se presi così come un dato a se stante, invece di collocarli nei 150.000 tamponi effettuati (record mai raggiunto in Italia), e senza considerare che alcune Regioni riescono a tracciare i positivi meglio di atre, in base ai tamponi effettuati. Succede invece proprio il contrario: sui 10.000 casi positivi i dispensatori di paura, che variano dalla categoria dei giornalisti, per finire ai politici (con gli sceriffi dei “governatori” regionali) che spingono e soffiano sulla paura chiedendo misure sempre più di chiusura (vedi Campania, con le scuole). Sulla questione irrompe la domanda su quale paese siamo, come è costituito, e soprattutto chi decide cosa. Il Covid ha generato una sorta di one man show scritti, diretti ed interpretati dai presidenti di regione riducendo nei fatti il ruolo del governo. Riteniamo sia un’errore, perché forse a marzo, chiudendo quelle regioni che erano sotto attacco, avremmo limitato i danni ancora meglio di come è andata. Da questo punto di vista, la chiusura degli sport di contatto della Lombardia, ha l’effetto di trainare questa misura anche a livello nazionale, con il governo che anche stavolta insegue Fontana. La misura è sbagliata, non esistono focolai dovuti agli sport di contatto.
Eppure, proprio riguardo la strumentalizzazione della paura, abbiamo ascoltato persone autorevoli sostenere che con questi numeri occorrerebbe l’esercito per le strade. Non scherziamo, non lo abbiamo avuto neanche a marzo con oltre 70.000 contagi. Il rapporto tra tamponi e positivi non è paragonabile a marzo. Assolutamente. Crediamo che spingere in questo modo sulla paura, con dati che buoni non sono, invece di “spaventare” le persone e cercare di far utilizzare loro i mezzi di difesa adeguati, possa scaturire esattamente l’effetto contrario e spinga ad ingrossare le fila dei negazionisti.

Bisogna dirlo, con coraggio, facendo prendere coscienza alle persone che la vittoria contro il virus non è vicina ma non è neanche impossibile. Gettando nel dibattito, oltre alle solite sparate di violenza verbale contro qualche categoria (podisti, pisciatori di cane, i giovani in discoteca, quelli che si fanno la partitella al calcetto), qualche piccola gratificazione. Se non diamo questi segnali nella testa delle persone metteremo solo stanchezza verso le misure di sicurezza generando pensieri del tipo: “Mi sono stufato, sono esagerati, se abbiamo sempre messo la mascherina i casi aumentano allora non serve a niente, tanto vale evitare di indossarla che manco mi fa respirare”.
Dati alla mano, siamo stati il paese che ha risposto meglio alla pandemia e siamo stati i primi a farne le spese, tra l’altro. Così come pure ha affermato il Ministro Speranza alla Camera: siamo stati leader, in un certo qual modo, dei paesi europei per la risposta al virus. Abbiamo scoperto che forse i nostri conti in Europa saranno anche cattivi, ma sulle cose importanti, abbiamo retto.
E il merito è da dare alle persone che hanno in larga parte capito, compreso e messo in atto, le precauzioni necessarie.
Insomma, al netto delle misure prese dal Governo e dagli enti locali, abbassare la soglia della paura, dare obiettivi raggiungibili al paese: è la questione primaria per chi scrive. Vedrete che piano piano i negazionisti spariranno in un istante.
Sempre, però, indossando la mascherina e non abbassando la guardia.

Eros Mattioli

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