Come nasce il Comitato periferie Roma Est, in che contesto e per quale motivo.
Abbiamo creato il gruppo, a cui successivamente abbiamo dato la forma di “comitato”, perché parlando tra di noi ci siamo resi conto che quel movimento venutosi a creare nel 2015 contro l’Ecodistretto era di fatto sparito. O meglio: non sentivamo più l’argomento nel dibattito locale. La battaglia è stata vinta ma il problema ambientale del nostro municipio rimane. La domanda che ci ponevamo è: dov’è finito quel movimento? Non conoscendo, come ora, tutte le realtà associative e di comitato che sono presenti nel territorio, ho provato inizialmente a prendere contatto con qualcuno per cercare di capire quale fosse la situazione. La disgregazione, purtroppo, era evidente nonostante un loro positivo impegno a riguardo. Era come se si fosse atomizzata la situazione, pur rimanendo – come si dice – “sul pezzo” ma non organicamente e per i motivi più disparati.
Da qui l’idea di creare il Comitato periferie Roma Est per riportare la questione ambientale e di Rocca Cencia al centro dell’attenzione del dibattito locale.
A proposito di “dibattito locale” ultimamente è sorta una questione sulla vicenda Rocca Cencia…
L’ultima questione venuta fuori è stata la vicenda del comunicato apparso su una pagina Facebook che viene denominata come “commissione ambiente e mobilità VI Municipio”. Su quella pagina, apparentemente ufficiale, abbiamo letto quel comunicato incriminato in cui il gruppo di maggioranza [Movimento 5 Stelle ndr] rivendicava le posizioni che aveva assunto nel tempo, così come gli atti che la circoscrizione aveva prodotto, sollecitando Roma Capitale a darne seguito. Per chi non segue la vicenda da vicino, o non ne conosce gli sviluppi o per chi legge – semplicemente – la dichiarazione in oggetto, sembra di star di fronte ad una presa di posizione molto forte e di coraggio: sembra una critica anche forte nei confronti del Governo centrale di Roma.
Diciamo che, forse, potremmo ridimensionare il tutto a “normale dialettica d’amministrazione”.
Ecco, appunto. A noi del comitato, che seguiamo la questione da tempo, ci è sembrato un “mettere le mani avanti” dato che a breve inizierà la campagna elettorale. Non è possibile che una sollecitazione del genere arrivi dopo 4 anni di consiliatura e dopo atti presentati, esposti alla Procura di Roma e altro senza avere un minimo ritorno da Roma Capitale.
Come comitato abbiamo partecipato anche all’ultimo consiglio straordinario in Campidoglio, prendendo nota di quel che disse la Sindaca: “Rocca Cencia deve chiudere” e via dicendo.
Nei fatti, tuttavia, non c’è nessuna base concreta per cui possa avvenire una chiusura dell’impianto.
Ecco perché questo ci ha mosso nella produzione di quel comunicato critico. Quel che ci ha lasciato basiti è quel che è successo dopo, più che altro…
Parliamo del dopo e di quel che è successo
Sostanzialmente a seguito del comunicato, quella pagina facebook di cui sopra, pubblica un nuovo comunicato in cui è stata redatta una sorta di “lista nera” di appartenenti a comitati e associazioni. Un comportamento piuttosto squallido per degli amministratori di un municipio di 270.000 (circa) abitanti.
Questione ambientale: l’argomento va a scontrarsi con quel che è la questione di Ama, essendo una società per azioni pensa all’utile più che al risultato.
C’è da dire, a riguardo, che siamo partiti da una base spesso neanche troppo informata tra le persone che costituivano il primo nucleo. Il comitato è formato da lavoratori, studenti, insegnanti e l’obiettivo iniziale era semplicemente riportare l’attenzione su quel tema.
Nel tempo, accumulando esperienze e conoscendo comitati e associazioni che conducevano le nostre stesse battaglie, ci siamo resi conto che c’era una forte disgregazione tra i vari gruppi: abbiamo, quindi, provato a fare il nostro – come si dice – parlando con tecnici, esperti, presenziando ai tavoli, al comune e in Regione Lazio. Ci si è aperto davanti un mondo che dovevamo studiare e approfondire ancor di più. Siamo andati per gradi: abbiamo riportato l’attenzione sul tema in svariati modi fino alla manifestazione. Dopo il presidio ci siamo riuniti per poter continuare il lavoro.
Com’è proseguito il lavoro?
Ci siamo informati ancora di più, abbiamo contattato esperti e comitati di città a noi vicini: abbiamo stretto i rapporti con il Movimento Legge Rifiuti Zero, Qre, soprattutto ascoltando. Stiamo cercando di passare “alla fase 3”: dalla protesta alla proposta, cercando di capire come risolvere la questione Rocca Cencia a livello sistemico. Portare avanti un percorso estenuante di battaglie e manifestazioni si può fare ma dobbiamo anche pensare di proporre una soluzione.
Come state organizzandovi per la “proposta”, dunque?
Stiamo ragionando buttando giù, insieme ad altre persone, delle linee programmatiche (o linee guida). Ad esempio, a livello politico: nel corso degli anni ci siamo resi conto dell’inconsistenza che hanno i municipi su determinate questioni, ad esempio sui rifiuti. L’unica cosa che può fare la Giunta è un atto in cui si dice “vorremmo fare questo o quest’altro” ma poi se Roma Capitale non dà seguito alla richiesta è tutta fuffa.
Tutti i partiti politici che intendono candidarsi a governare questa città dovrebbero ragionare sul dare seguito al discorso del decentramento dei poteri in favore dei municipi.
Forse, però, il decentramento non ha funzionato, dato che s’era già proposto e attuato.
Più decentramento è la risposta: ne sono convinto. Alcuni temi non possono essere trattati direttamente dal dipartimento in cui ci sono poche persone assunte all’interno. Roma Capitale non ha un assessore all’ambiente, figuriamoci se un municipio può trattare una tematica non avendo un interlocutore politico [Laura Fiorini è “Assessora alle Politiche del verde, benessere degli animali e rapporti con la cittadinanza attiva nell’ambito del decoro urbano” ndr].
Conferire più poteri e risorse (economiche e umane) ai municipi è il piano: avere personale qualificato all’interno degli uffici rappresenterebbe la vera svolta. Ad esempio: se venisse istituito un ufficio ambientale specifico il cui direttore potesse essere un ingegnere ambientale, alle cui dipendenze avesse personale qualificato, il cui ufficio si rapportasse direttamente con Ama Spa e con i loro referenti del municipio, si capirebbe bene come anche i problemi più semplici verrebbero risolti tranquillamente. Domani come tra cento anni.
Questo che ci stiamo dicendo però riporta il dibattito fra la gestione dei rifiuti a Roma e i privati, l’eterno dibattito, che già accennavamo prima.
Ad oggi, a livello di impianti, Ama gestisce il 20% dei rifiuti di Roma. Nei fatti è già privata. Se vogliamo continuare a prenderci in giro e spaventarci dell’imprenditore che vuole realizzare un impianto da 75mila tonnellate nel VI Municipio dovremmo porci la domanda contraria: perché Roma Capitale non ha fatto in modo che quegli spazi non vengano utilizzati dal pubblico? È chiaro che se l’amministrazione lascia un ‘vuoto cosmico’ in cui l’80% della gestione del ciclo dei rifiuti è in mano ai privati, o si fa in modo che Ama gestisca con nuovi impianti il ciclo dei rifiuti, oppure quello spazio verrà naturalmente “inglobato” dai privati che sono pronti ad andare a coprire quel buco che frutta (a loro) molto denaro.
Marco Piccinelli
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