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Termini: sicurezza, disagio e “sbandati”

Un paio di giorni fa sul quotidiano «Il Messaggero» è comparso un articolo dal titolo «Via il centro Caritas: è un ritrovo di sbandati». Nell’articolo, che ad oggi non è più rintracciabile online, si affermava che:

«nel corso della riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica tenutasi nella giornata di ieri, sarebbe emersa l’intenzione di dismettere o di trasferire altrove il Centro di accoglienza dei senzatetto gestito dalla Caritas in via Marsala, nelle adiacenze della Stazione Termini” perché “covo di sbandati».

Se si clicca sul link dell’articolo https://www.ilmessaggero.it/roma/centro_storico/termini_piano_sicurezza_caritas_via_marsala_clochard-7147200.html questa è la pagina a cui l’utente viene reindirizzato.

Il giorno seguente il Prefetto di Roma ha dichiarato ad ADN Kronos:

«Non corrisponde alla realtà quanto leggo sui giornali cioè che nel corso di una riunione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza sarebbe emersa l’intenzione di dismettere o trasferire il centro».

Anzi, il prefetto ha spiegato che

«è stata esaminata la possibilità di incrementare la ricettività, nelle ore serali e notturne, delle persone senza fissa dimora, utilizzando strutture ubicate anche in zone diverse della città».

Dunque una notizia falsa che ha cavalcato  la paura generata dall’episodio di violenza occorso alla Stazione Termini il 31 dicembre, quando un uomo ha, al momento ancora inspiegabilmente, accoltellato una donna nell’androne della biglietteria. Un articolo che parla allo “stomaco” della gente, con un intento ben preciso: quello di aumentare la diffidenza verso chi vive condizioni di emarginazione e disagio ed additarli a responsabili dei problemi della nostra città.

È un metodo antichissimo ma sempre attuale: parlare alla pancia perché il cervello non abbia tempo di pensare. Parlare alla pancia per convincerci che i problemi di sicurezza si risolvano cacciando o nascondendo chi vive nel disagio.Parlare alla pancia per nascondere che queste persone non sono la causa ma l’effetto di una pluralità di problemi non affrontati adeguatamente per decenni – a Roma come altrove – e che richiedono idonee politiche di ascolto e di integrazione.
I numeri parlano chiaro: secondo l’edizione 2022 del dossier “Povertà a Roma” della stessa Caritas Diocesana [1] il 23,6% dei romani vive in condizioni di disagio economico, con un reddito annuo inferiore ai 15mila euro. Il 10,3% patisce uno stato di “grave deprivazione materiale”.
Il 14,1% è a rischio povertà. E, come se non bastasse, il 6% “arriva con fatica a fine mese: oltre 100.000 persone in più rispetto a prima del Covid.

Sull’altro piatto della bilancia, allo stesso tempo aumenta la forbice: più che nel resto d’Italia, nella nostra amata capitale la ricchezza viene distribuita in modo sbilanciato: il 10% dei romani (quelli che superano i 75mila euro all’anno) guadagna il 40% del reddito cittadino (Nel resto d’Italia la percentuale di cittadini che supera quella soglia scende al 5%).

L’Ostello “don Luigi Di Liegro” accoglie nei locali adiacenti alla Stazione circa 180 persone ogni notte, piccolo ma significativo segno, secondo chi scrive, di testimonianza di accoglienza e quindi di contrasto al conflitto sociale: sono l’incontro e la conoscenza che permettono di superare la paura e aumentare la sicurezza di tutti, non certo la repressione delle vittime.

Perché, davvero, è ancora possibile pensare che queste persone siano colpevoli e non vittime?

Andrea Guerrizio

Note:
[1] Qui il testo completo del report: www.caritasroma.it/wp-content/uploads/2022/04/Caritas_Rapporto_2021.pdf

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