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Senza Metropoliz non è la mia città: un museo, una città, un libro

Non so bene perchè, ma fu fantastico.
Non so bene perchè. Ma mia sorella Grazia, quel pomeriggio sul finire degli anni 70, portò me e una mia amica ad una mostra d’arte contemporanea. E fu fantastico.
Io e la mia amica -dodicenni spaesate- ce ne andammo in giro per sale piene di gente e cose. Gente strana e cose ancora più strane. C’erano anche degli artisti. Strani pure loro.
E tutto era semplicemente fantastico.
Non capivamo nulla, io e la mia amica. Ma fu un pomeriggio di libertà assoluta.
Io, nonostante fossi timidissima, parlai con un sacco di gente. Chiedevo, guardavo e toccavo i lavori. Lo ammetto. Ho lasciato su dipinti e sculture, ditate sparse qua e là. Ma era così affollato che nessuno ci fece caso. E toccare i lavori era così … strano!
“Questo museo mi piace!” ripetevo. “Non è un museo, è una mostra” mi correggeva mia sorella. Sarà … per me è un museo!
Un museo molto diverso da quelli dove ero abituata ad andare con mia madre o con la scuola.
Un museo di arte contemporanea. Mi piace questa arte.

Il mio “comincio della storia” con l’arte contemporanea è stato semplicemente fantastico. Non capivo nulla ma ero entusiasta, curiosa, sorridente.

Gli spazi per l’arte dovrebbero sempre fare questo effetto, secondo me.
Entrare e percepire subito che in quel luogo c’è qualcosa di più o forse di meno o semplicemente c’è. C’è spazio per te. Lo spazio giusto per te. Perchè in quel luogo puoi pensare, parlare, condividere, stare. Stare come se fosse una parte del tuo spazio. Della tua dimensione. Della tua città.

Per la prima volta, qualche anno, entro a Metropoliz. E c’è spazio. Il mio spazio. La mia dimensione. Sono entusiasta, curiosa, sorridente.
Metropoliz è il primo museo abitato. E’ un museo unico. Speciale. Originale.
Una città, ogni città, dovrebbe essere aperta, ospitale, abitata.
Una città da vivere e condividere. Una città per tutti. Una città dove il decoro è prima di tutto umano.
Aspettando, io vado a Metropoliz. La città dell’altro e dell’altrove.

Perché senza Metropoliz non è la mia città.
Ne siamo convinti in tanti. Così tanti che Giorgio De Finis ci ha messo dentro un libro. Storie, racconti e riflessioni su uno spazio unico e speciale.
Senza Metropoliz non è la mia città – Bordeaux Edizioni 
Perché un museo è anche da leggere e raccontare.

Sono tante le persone che Giorgio de Finis ha coinvolto in questo progetto. Le elenco tutte, perché Metropoliz è una realtà condivisa:

• Alfredo Accattino • Peppe Allegri • Sergio Angeli • Malcolm Angelucci • Marc Augé • Gennaro Avallone • Fabrizio Barca • Sara Bautista • Fabio Benincasa • Enrico Bentivoglio • Marco Brazzoduro • Francesco Cabras • Carlotta Caciagli • Massimo Canevacci • Vincenzo Carbone • Carlo Cellamare • Elina Chauvet • Roberto Ciccarelli • Guendalina Curi • Chiara Davoli • Gianfranco D’Alonzo • Serena Damiani • Roberto De Angelis • Giorgio de Finis • Giuseppe De Marzo • Irene Di Noto • Mirco Di Sandro • Paolo Di Vetta • Pablo Echaurren • Alessandro Ferraro • Gianluca Fiorentini • Sarah Gainsforth • Enrico Gargiulo • Carlo Gori • Margherita Grazioli • Alice Gussoni • Carlo Infante • Kento • Franco La Cecla • Michele Lancione • Andrea Lanini • Andro Malis • Rossella Marchini • Nicola Marcucci • Nicolas Martino • Massimo Mazzone • Militant A • Veronica Montanino • Diletta Moscatelli • omino71 • Romolo Ottaviani • Raffaello Paiella • Piotta • Monica Pirone • Stefano Portelli • Maurizia Russo Spena • Antonino Saggio • Gabriele Salvatori • Enzo Scandurra • Ylenia Sina • Gianluca Staderini • Stefano Taccone • Daniele Vazquez
copertina di Zerocalcare

Serena Damiani

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