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Usa, strani frutti a Minneapolis

Provate a fare un esperimento: provate a guardare le immagini che ci arrivano da Minneapolis, l’assassinio di George Floyd giovane afroamericano, il poliziotto bianco che lo soffoca schiacciando il collo sotto le sue ginocchia, la protesta che monta, migliaia di persone in strada che urlano il nome di Floyd e di altri neri morti per mano della polizia, la Hall of Justice in fiamme, la polizia che spara sulla folla pallottole urticanti, l’arresto del giornalista che è lì a raccontare quello che accade. Mentre chiudete gli occhi guardando tutto questo provate ad ascoltare Billie Holiday cantare Strange Fruit.

Gli alberi del sud portano uno strano frutto

Sangue sulle foglie e sangue alla radice

Corpi neri che oscillano nella brezza

Strano frutto che pende dagli alberi di pioppo

Una lenta ballata scritta nel 1937 da Abel Meeropol scrittore e insegnante ebreo-americano per raccontare del linciaggio e assassinio di due giovani afroamericani, Thomas Shipp e Abram Smith, avvenuto a Marion nell’Indiana. L’immagine dei corpi appesi ad un albero fotografati da Lawrence Beitler si moltiplicò sulle pagine dei giornali in USA. Thomas e Abram erano stati imprigionati perché sospettati di rapina e stupro, accuse poi rivelatesi false, ma per questo furono prelevati da una folla inferocita che li giustiziò. Al linciaggio parteciparono anche agenti della polizia.

Scena pastorale del galante sud

Gli occhi sporgenti e la bocca contorta

Profumo di magnolie, dolce e fresco

Poi l’improvviso odore di carne che brucia 

La voce di Billie Holiday suona come un graffio sugli accordi cupi e scarni del pianoforte. Quando Billie la cantò per la prima volta in pubblico al Café Society nel 1939 i camerieri fermarono il servizio, la stanza divenne buia e solo un riflettore illuminò il viso di Billie Holiday. Durante l’introduzione musicale della canzone, Holiday rimase con gli occhi chiusi. Cosa stava vedendo in quei pochi secondi? La foto di Beitler, Minneapolis che brucia, George Floyd steso sull’asfalto che implora “non riesco a respirare”.

Ecco il frutto per i corvi da raccogliere

Per la pioggia da raccogliere, Per il vento da succhiare

Per il sole che marcisce, Per gli alberi che cadono

Ecco un raccolto strano e amaro

Guglielmo Pernaselci

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